NYRR Staten Island Half Marathon 2017

Una cosa e’ sicura: e’ l’ultima volta in vita mia che correro’ la mezza di Staten Island. Non so se vi ricordate, ma l’anno scorso questa gara fu un disatro: pioggia torrenziale, vento fortissimo e tanta delusione. Be’, quest’anno che ci crediate o no e’ stata ancora peggio: 24 gradi e 85% di umido. Ragazzi, c’era da morire! Ma partiamo per gradi…

Per tutta la settimana ho sperato che il tempo cambiasse in meglio. Ma, piu’ domenica si avvicinava e piu’ l’umido e la temperatura aumentavano. Il mio obiettivo in prncipio era identico a quello dell’anno scorso: scendere sotto l’ora e trentasei. Sabato sera pero’, viste le condizioni che mi aspettavano, ho preso quella che si e’ rivelata essere la decisione migliore in questo caso: iniziare al ritmo della maratona e vedere come mi sarei sentita durante gli ultimi 5 chilometri. L’umidita’ e’ veramente la mia peggior nemica e un PB era fuori questione, ma volevo comunque trasformare questo evento in un allenamento piu’ duro del solito.

Pre-gara:

Sveglia alle 4:30 e fuori di casa per le 5:00. Bagel con miele, banana e caffe’ in metropolitana. Gatorade sul traghetto per Staten Island. Una volta arrivata a Staten Island, ho lasciato la borsa con il cambio, mangiato un HoneyStinger Waffle, e mi sono riscaldata per venti minuti. Mi sentivo un po’ pesante di stomaco ma fortunatamente la cosa non mi ha dato fastidio durante la gara. Dopo aver utilizzato il bagno per l’ultima volta ho eseguito tre allunghi e mi sono diretta verso la partenza, dove mi sono versata una bottiglietta di acqua gelata in testa. Li ho trovato il pacer per 1h,40 (4,44 km/ 7,37 miglio): il ritmo al quale mi piacerebbe terminare la maratona di New York a Novembre.

Gara:

Nei primi sette chilometri abbiamo incontrato vari sali e scendi di media difficolta’. Ho cercato di rilassarmi il piu’ possibile, ma la verita’ e’ che ero piuttosto nervosa: l’afa era molta e in piu’ avevo il brutto ricordo della pessima gara dell’anno scorso. Dopo i primi cinque chilometri (4,44km/7,36miglio) ho avuto un mini-attacco di panico: mi sentivo affaticata e continuavo a perdere il pacer ai ristori (ma sapevo che non avevo scelta e dovevo fermarmi a bere). Dopo il sesto chilometro e’ iniziata una bella discesa, dove sono riuscita a recuperare il pacer e a ritrovare il mio ritmo. I sei chilometri successivi sono trascorsi in maniera ottimale: erano in piano e le mie gambe, seppure non freschissime, erano felici di non dover piu’ correre in salita per un po’. Poco prima del decimo chilometro, accade il miracolo: inizia a piovere! E’ un pioggia torrenziale che non ti lascia vedere nulla ma a me non importa: finalmente un po’ di fresco! Mi sento sento subito galvanizzata. Be’, la felicita’ non dura parecchio… Dopo appena dieci minuti la pioggia cessa e lo sapete cosa succede quando smette di piovere? L’umido peggiora ancora di piu’! Arrivo al decimo chilometro in 4,43km/7,35miglio. Inizio a sentirmi sempre piu’ affaticata, ma cerco di resistere. All’undicesimo chilometro mi fermo per bere e versarmi dell’acqua in testa e perdo il pacer per l’ennesima volta. Questa volta pero’ e’ la volta definitiva. Ho il viso in fiamme. Mi dico di resistere fino al dodicesimo chilometro, dove incontrero’ la peggiore delle salite. Chiudo il dodicesimo chilometro a 4,48km/7,45miglio. I restanti nove chilometri saranno lunghi e sofferti.

I quattro chilometri che seguono sono noiosi ma, allo stesso tempo, “interessanti”. Rallento perche’ sento che devo riprendermi un attimo. Per la prima e unica volta, scendo leggermente sotto i 5,00km/8,00miglio. So che sto rallentando ma, allo stesso tempo, mi ritrovo a superare gente che era molto piu’ avanti di me durante i primi dieci chilometri. Mi rincuora sapere che non sono l’unica che sta crollando.

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All’inzio degli ultimi cinque chilometri c’e’ una discesa e il mio ritmo scende nuovamente a 4:40km/7:30miglio. Sono stanca, ma riesco a mantenere questo passo per i tre chilometri successivi. Gli ultimi due chilometri sono pura agonia. Guardo il Garmin e noto che, se continuo a spingere, posso finire entro l’ora e quaranta. Stringo i denti e raggiungo una mia compagna di squadra che ho avuto di fronte a me per tutti e venti i chilometri. Le dico di resistere e di correre con me ma, dopo qualche secondo, lei rallenta e rimane indietro. Manca un chilometro e, improvvisamente, davanti a me si materializza una salita. Rallento perche’ ormai non riesco piu’ a respirare per via dell’umido e mi dico di non preoccuparmi, che mi rifaro’ in discesa. Ma, dopo la discesa, ecco una seconda salita. Ragazzi: due salite nell’ultimo chilometro e’ veramente troppo! Mancano 400m al traguardo ma io ormai sono sfatta e riesco a malapena a sollevare le gambe su quella salita. Guardo il Garmin e realizzo che, anche andando super-velocemente, non faro’ mai in tempo a finire entro l’ora e quaranta. Arrivo al traguardo in un’ora, quarantuno minuti e diciassette secondi, esattamente cinque minuti al di sopra del mio PB.

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Mi fermo, riprendo fiato e provo un qualcosa che non avrei pensato di provare dopo questa pessima esperienza: soddisfazione. Per mesi mi sono allenata con la speranza di correre un nuovo PB nella mezza maratona in autunno. So che sarebbe stata molto dura ma, dopo aver passato l’inverno infortunata, volevo a tutti costi dare il meglio di me in allenamento e provare il tutto e per tutto. Ma ognuno ha i suoi limiti e i miei limiti sono l’umidita’ e il caldo. Mi sono svegliata domenica con le scatole girate per via del tempo. A ottobre, non ti aspetti certe temperature. A ottobre, ti aspetti che tutte le fatiche degli allenamenti estivi vengano ripagate grazie a un clima mite. Ma che senso ha incavolarsi per qualcosa che tanto non puoi cambiare? Piuttosto che piangermi addosso, mi sono data un nuovo obiettivo: correre ventuno chilometri al ritmo della maratona. Ho finito con un minuto e diciasette secondi di troppo, ma ho corso in maniera intelligente e dato il meglio di me viste le condizioni. Ho rallentato quando ne ho sentito veramente il bisogno e mi sono ripresa durante gli ultimi cinque chilometri. La Martina dell’anno scorso, dopo aver rallentato al dodicesimo chilometro, si sarebbe buttata giu’ e non avrebbe neppure provato a salvare il salvabile probabilmente. La Martina di quest’anno sperava di finire almeno sotto l’ora e quaranta ma non si e’ mai abbattuta quando ha scoperto che non ce l’avrebbe fatta.

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Felice nonostante tutto!

PRO:

  • Ho terminato 21 chilometri in pessime condizioni e non certo fresca (la scorsa settimana ho corso 80 chilometri in tutto) allo stesso identico ritmo al quale corsi Boston nel 2016 (mio PB nella maratona): 4,48km/7,44miglio. Se non altro, mi rincuora sapere che posso correre 21 chilometri a quel ritmo in quelle condizioni. Si spera che il tempo sia piu’ clemente il prossimo 5 novembre. In quel caso, e con un bel po’ di riposo in piu’, sento che almeno un piccolo PB nella maratona potrei ottenerlo.
  • Ho corso in maniera intelligente. Persone che di solito finiscono prima di me hanno tagliato il traguardo un paio di minuti dopo di me perche’ sono partite troppo velocemente e sono crollate verso il decimo chilometro. Se fossi stata testarda e fossi partita a un ritmo piu’ veloce nel vano tentativo di correre un PB sarei crollata di brutto anche io. Per la norma, anche l’anno scorso il tempo faceva schifo, ma almeno era piu’ fresco e, in media, i partecipanti anno finito in 2:08:30. Quest’anno, la media e’ stata di 2:12:43: oltre quattro minuti di differenza!
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    2017 (credit: nyrr.org)

     

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    2016 (credit: nyrr.org)

 

  • Il mio tempo non sara’ stato dei migliori in teoria, ma bisogna guardare al contesto: mi sono piazzata 963 su 10.358 partecipanti e 114 su 4.506 donne (24 su 981 donne dai 30 ai 34 anni). Sono sicura che se le condizioni fossero state migliori non mi sarei piazzata cosi in alto con un tempo del genere.

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CONTRO

  • Non ho idea di cosa aspettarmi realmente dalla maratona di New York. Alcuni allenamenti sono andati bene mentre altri sono andati [molto] meno bene. Ho ancora tre settimane di tempo per migliorare, ma mi sarebbe piaciuto utilizzare questa mezza maratona per vedere, bene o male, a che punto sono. Il fatto di non averla potuta gareggiare al 100% non mi ha dato questa possibilita’ e non vi nascondo che ora come ora davvero non so se riusciro’ a scendere sotto queste benedette 3 ore e 20 perche’ non ho nessuna prova “tangibile”.
  • Avrei potuto spingere leggermente di piu’ su quelle ultime due salite?? Si, ero sfatta, ma devo imparare a dare veramente il meglio di me a pochi minuti dal traguardo. Se fosse stata la maratona e avessi finito in 3:20:17 piuttosto che in 3:19:59 non me lo sarei mai perdonato. Devo imparare ad avere meno paura del dolore.
  • Non ho preso il gel. E’ vero, non ne sentivo il bisogno e avevo la nausea, ma devo imparare a costringermi a prendere sti benedetti gels! Anche non sentendone il bisogno e anche se prendere i gels in gara e’ una cosa che odio, e’ una cosa che va fatta perche’ aiuta sempre. In piu’, durante una mezza, posso cavarmela senza il gel (ho comunque benuto molto Gatorade) ma, durante la maratona, questa mancanza potrebbe costami cara.

Mancano poco piu’ di tre settimane alla maratona ma, al momento, non ho ne’ il tempo ne’ le energie per sentirmi in ansia perche’ questo evento verra’ preceduto da un evento ancora piu’ emozionante ed importante: il mio matrimonio! Rimanete quindi sintonizzati per il resoconto del giorno piu’ imprtante della mia vita 😉

 

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