NYRR Staten Island Half Marathon

Domenica scorsa ho partecipato alla mezza maratona di Staten Island. Come sapete, il mio grande amore e’ la maratona: corro due maratone l’ anno e queste sono le uniche gare che veramente contano per me. Per vedere a che punto sono con l’ allenamento pero’ sono solita correre una mezza maratona (e a volte anche una gara di 8km-10km) all’ incirca quattro settimane prima della mia maratona. La scorsa primavera, quattro settimane prima della maratona di Boston,  corsi con successo la NYC Half, migliorando il mio tempo di ben 6 minuti. Quella gara fu un vero toccasana per la mia autostima. Arrivata a Boston, avevo alle spalle tre mesi di ottimo allenamento e un PB di 6 minuti nella mezza: mi sentivo prontissima.

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Ci credete che questo era il diciannovesimo chilometro della NYC Half??

L’ allenamento per la maratona di New York e la mezza di Staten Island sono stati l’ esatto opposto. E’ stata un’ estate caldissima qui a New York che non ci ha dato tregua fino a fine settembre, il che e’ significato allenamenti molti piu’ lenti rispetto allo scorso inverno e molte, MOLTE modifiche (qualche esempio: lungo di ventinove chilometri terminato al ventiquattresimo chilometro perche’ non ce la facevo piu’ dal caldo e fondi medio-veloci divisi in due o tre parti piuttosto che continuii per non rischiare di collassare per colpa delle temperature africane). Per la Staten Island Half, vi confesso che non mi sentivo affatto pronta. Il mio PB nella mezza e’ di 1:36:17. Il mio sogno? Scendere a 1:35, migliorando il mio PB di 18 secondi. E cosa vuoi che siano 18 secondi? Beh, non solo domenica non sono scesa a 1:35… sono salita a 1:40 😦 Ma andiamo per gradi…

Sveglia ore 4:30 e doppio espresso. Un’ ora di metro, mezz’ ora di traghetto, una banana, una Powerbar, un po’ di Gatorade ed eccoci a Staten Island! Fa freddo e pioviggina ed io, ignara di quello che mi aspettava, ero contentissima (basta che non faccia caldo e a me va bene tutto). Inizio il riscaldamento con calma e tranquillita’ e arrivo a correre oltre sei chilometri prima di accorgermi che sono le 8:15 e la gara inizia alle 8:30! PANICO. Corro in bagno e scatto verso la partenza, arrivando giusto in tempo per trovare il mio compagno di squadra Steve che si era offerto di farmi da pacer. Mangio un gel e sono pronta. Goal: 1:35 (4:33 min/km).

Iniziamo un po’ piu’ lenti del previsto ma non mi preoccupo: meglio un po’ piu’ lenti che troppo veloci. E’ un po’ umido ma mi sento bene. Non sento pero’ quell’ adrenalina e quella freschezza tipica dell’ inizio gara. Secondo miglio: troviamo il nostro ritmo, ma lo sento un po’ “costretto”. Mi dico che e’ la testa a parlare, non le gambe, e che presto sembrera’ tutto piu’ naturale. Al terzo miglio rallentiamo di nuovo per via di una salita e arriviamo al quinto chilometro in 23:14 (4:38 min/km): 5 secondi a chilometro di troppo, ma la gara e’ ancora lunga.

Al quarto miglio approfittiamo di una lunga discesa per recuperare ma, arrivati al quinto miglio, devo ammettere a me stessa che non e’ la mia giornata. Stiamo andando all’ incirca 3 secondi a chilometro piu’ lenti del previsto, ma sento che sto sforzando troppo. Mi do un’ ultima chance ma, arrivati al sesto miglio, dico a Steve che non ce la faccio piu’ e che dobbiamo rallentare. 10K: 46:15 (4:37 min/km). Che dire: almeno sono stata capace di mantenere un ritmo super-constante per i primi 10 chilometri!

Dopo il decimo chilometro, comincia l’ inizio della fine. Quello di Staten Island e’ un “out-and-back” course: inizia e finisce nello stesso punto e quindi, durante la seconda meta’, si ripercorre lo stesso percorso al contrario. Non appena giriamo l’ angolo per tornare indietro, veniamo accolti da un vento di 30 chilometri orari e, dopo qualche minuto, al vento si unisce la pioggia. Non ho parole per decrivere come mi sono sentita per i restanti 10 chilometri: gambe bloccate, vento contro e in colpa nei confronti di Steve (il record di Steve nella maratona e’ di meno di tre ore. Correre una mezza in 1:35 e’ una passeggiata per lui… immaginatevi correre ancora piu’ lentamente… praticamente ha dovuto camminare per 10 chilometri). Poco prima del quindicesimo chilometro arriva la tanto temuta salita. Stringo i denti e mi costringo a non camminare. 15K: 1:11:06 (4:44 min/km).

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A quella salita ne seguono altre perche’,  non so per quale ragione, il percorso e’ stato cambiato all’ ultimo momento e sono state incluse piu’ salite del previsto. Io sono esausta e vi confesso una cosa: se non fosse stato che eravamo praticamente nel mezzo del nulla avrei mollato (in quel momento stavamo correndo in una zona industriale con nulla intorno). Il mio desiderio piu’ grande era uno e uno soltanto: FERMARMI! Il diciannovesimo chilometro e’ stato il piu’ duro di tutti: il vento era talmente forte che non riuscivo piu’ a respirare. Mi ha preso un attimo di panico e ho iniziato a piangere. Steve ha fatto di tutto per calmarmi e, miracolosamente, dopo l’ ennesima salita, mi sono ritrovata al ventesimo chilometro.

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Che si vede che ero esausta?

Quell’ ultimo chilometro me lo sono mangiato! Era per lo piu’ in discesa ed io non vedevo l’ ora di finire: per intenderci, penso di aver migliorato il mio record nei 400m in quel frangente. Tempo ufficiale: 1:40:30 (4:45 min/km) – oltre 4 minuti al di sopra di quello che mi ero prefissata.

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Delusa? Moltissimo. E’ vero, le condizioni erano orribili e quasi nessuno dei miei compagni di squadra e’ riuscito a migliorare il proprio tempo. Ma in cuor mio so che anche se le condizioni fossero state perfette non sarei riuscita a finire in 1:35 domenica. Giornata no? Gambe affaticate (durante le due settimane antecedenti alla mezza maratona ho corso 225 chilometri in totale, come richiesto dalla mia tabella)? Fuori forma? I motivi potrebbero essere tanti, ma non c’e’ tempo per buttarsi giu’. Mancano meno di quattro settimane alla maratona di New York, la gara che conta VERAMENTE. Fortunatamente, col fatto che domenica alla fine non ho spinto piu’ di tanto, lunedi mi sono svegliata con zero dolori e tanta voglia di correre. Oggi siamo a giovedi e le cose stanno procedendo alla grande. Questa settima sara’ decisiva per me perche’ prevede un lunghissimo di 35 chilometri e un totale di oltre 112 chilometri, ma io sono pronta per la sfida: eyes on the prize!

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